Mi sono detto tante volte: dovrei scriverne. Ed altrettante volte mi sono detto ma chi te lo fa fare? A chi può servire? Diranno che sei in cerca di attenzioni e vuoi elemosinare commiserazione. Non ho neanche un lieto fine, una morale, un qualche straccio di messaggio positivo. L’unica cosa che posso dire è che si sopravvive. Fra alti e bassi ma si sopravvive. Mi sono sempre chiesto se le persone che vivono una vita diciamo così “normale” si rendono conto della fortuna che hanno a poter uscire di casa, andare a cena in un posto sconosciuto, prendere un treno, un aereo, trascorrere addirittura giorni lontano dal proprio tetto. Eppure so bene che è possibile. Questa è stata la mia vita fino a quando avevo poco più di vent’anni. Quante cazzate ho fatto quando ero un ragazzino: treni presi senza una destinazione precisa, autobus per zone di montagna alla ricerca di una ragazza conosciuta qualche giorno prima senza alcun’altra informazione che “è del paese Tal dei Tali”.

A un certo punto ho cominciato a stare male: la tachicardia, il respiro che manca, la testa che smette di ragionare ed entra in una modalità primitiva e istintiva che genera un comportamento più simile a quello di un animale che di un essere umano. Sei convinto di morire: ogni singola cellula del tuo corpo te lo urla in un modo che è impossibile ignorare. È come vivere in prima persona i primi dieci minuti di Salvate il Soldato Ryan ma non c’è nessuna guerra, non sei neanche al cinema, sei solo uno stronzo in un posto qualsiasi a cui il cervello ha deciso di giocare un brutto scherzo.

Poco fa un amico mi ha rimproverato per essere mancato ad un appuntamento e non averlo avvisato. È imperdonabile, lo so, infatti gli ho chiesto scusa. Ma come potevo spiegargli che fino a pochi minuti prima ero convinto di andare? Perché questo succede quando stai male: eviti. Eviti di uscire, di fare le cose, di vedere gli amici, anche le persone con cui ti senti protetto. Non ha importanza. Nulla ha importanza quando stai male. Capisci solo che devi proteggerti. Da cosa? Dalla paura, dall’irrazionale. Dalla paura della paura. Una volta un’amica che mi ha visto in preda al panico mi ha detto “sei buffo”. Ed è vero. Tu sei in un grattacielo che brucia e ti sei lanciato da una finestra per evitare una morte peggiore ed hai la convinzione assoluta che il grattacielo stia bruciando ma chi ti guarda da fuori vede solo una persona cadere nel vuoto, in attesa di schiantarsi al suolo.

Gli attacchi di panico non vengono mai da soli. In genere sono accompagnati dalla depressione. E grazie al cazzo. Immaginate come può essere allegra la vita di una persona che ha paura di uscire di casa. E la depressione porta gli attacchi di panico. È un loop ed uscirne è possibile solo grazie alla terapia. Uscirne… boh, io non credo sia possibile uscirne, almeno per me. Qualche tempo fa ero dal mio psichiatra e gli ho detto: “sono stanco, non riesco più a godere di una cosa da non ricordo neppure quanti anni” e lui mi ha risposto: “sì ma la terapia ti ha permesso di vivere una vita dignitosa”. Una vita dignitosa, capite? Questo mi è concesso. Una vita dignitosa. In altre parole: non lamentarti perché almeno hai ancora una dignità.

Ad ogni modo, il vero motivo per cui scrivo è per dire a tutte le persone come me che sono là fuori (e ce ne sono, ah se ce ne sono: la salute mentale è destinata a diventare il problema numero uno per la sanità mondiale nei prossimi anni) che si può stare meglio. Che esiste la terapia. Che la terapia generalmente è duplice: uno psichiatra prescrive dei farmaci che aiutano a stare meglio mentre uno psicologo aiuta a ristrutturare i pensieri in modo da evitare di incorrere negli errori cognitivi che generano il malessere. Ma non fatevele spiegare da me queste cose: andate da uno psichiatra o uno psicologo se avete bisogno di chiarimenti. E non abbiate paura: la cura della salute mentale non ha più nulla a che vedere con Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo (per quanto rimanga un bel film).

Voi direte, va be’, ma tu hai subito un trauma, hai un qualche problema serio nella tua vita per cui soffri di questa condizione. Perdonatemi se vi sbotto a ridere in faccia: ho sempre avuto una vita normalissima, non sono stato maltrattato da bambino, non sono una persona speciale, sono solo uno stronzo cui alla lotteria della serotonina hanno staccato un biglietto falso.

La presente vale anche come scusa per tutte le persone cui ho raccontato una balla per evitare una situazione che mi provocava stress e che hanno pensato “questo è scemo, oppure è stronzo, o magari entrambe le cose”. Sentitevi pure liberi di pensarlo. Grazie. E per tutti quelli che vivono la mia stessa condizione: mi dispiace, in bocca al lupo e, se siete abbastanza fortunati, trovatevi qualcuno che vi sopporti e vi supporti perché è l’unica cosa che fa davvero la differenza.